IL RE TRISTE

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Darkman
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IL RE TRISTE

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di
Luigi
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Tanti e tanti anni fa viveva nell’antica Bretagna un piccolo reame retto da una regina giusta e amate dai sudditi. Ella aveva sposato un nobile gentiluomo che l’adorava e l’aiutava con saggezza nelle questioni del piccolo regno. Ma il re sposo aveva un gran cruccio: la sovrana era in grave disaccordo con la sorella del re ed in seguito ad un forte litigio in cui aveva la ragione dalla sua parte era rimasta offesa. La sorella del re aveva riconosciuto i propri torti, ma la regina non ne voleva sapere poiché l’offesa era stata troppo grave.
Il re con molta saggezza e onestà si era schierato con la consorte e dichiarò che non avrebbe rivisto più la sorella se prima la moglie non l’avesse perdonata. Il puntiglio della sovrana però gli pesava moltissimo anche se, consapevole dei suoi dovere di marito e monarca, non lo dava a vedere per niente. Nel cuore della notte si svegliava, poiché sognava che le due donne si riappacificavano e poteva scherzare coi nipotini o andava con la memoria a quando lui e la sorella, da piccoli, giocavano e, più grandi, si confidavano piccoli segreti. Ma amava anche molto la sua sposa cui avrebbe sacrificato la vita se necessario e si giurò che mai avrebbe forzato o turbato le sue decisioni.
Però senza motivo apparente il re diventava ogni giorno sempre più triste senza che la regina capisse il motivo. Solo al suo cagnolino il re, non visto, confidava tutto e sembrava che la piccola bestiolina capisse per come lo ascoltava attentamente.

Una notte il re si svegliò e vide il suo cagnolino ai piedi del letto come se aspettasse pazientemente. Si alzò, l’animaletto fece cenno di seguirlo e al re sembrò una cosa da fare tanto per distrarsi e si vestì in maniera anonima. Fuori la notte era dolce, la luna buttava un manto d’argento sulla terra e le lucciole si rincorrevano disegnando fili dorati in mezzo ai campi e al re si riempì il cuore di dolcezza come non capitava da qualche tempo.
Il suo piccolo compagno lo guidava per la città addormentata e lui lo seguiva fiducioso e giunsero in una piccola chiesetta ed entrarono. La chiesa era fiocamente illuminata con le torce che davano un senso di calore e di raccoglimento, il re si sedette sospirando con un senso di gran pace e cominciò a pregare in silenzio col cagnolino accucciato accanto. Sentì un fruscio, ma non vi badò, assorto com’era nei suoi pensieri.
“Ciao…” – si sentì sussurrare con un filo di voce. Il re sussultò e si girò di scatto: sua sorella lo fissava timidamente! Il cuore gli dettò senza esitare, le buttò le braccia al collo ricambiato. Si parlarono per ore, raccontandosi tante novità, episodi familiari e ricordi d’infanzia e non fecero caso ad una silenziosa figura con mantello e cappuccio che li osservava dall’altro lato della chiesa.
Al termine la sorella pregò il re di intercedere presso la regina in quanto era pentitissima. Ma il re scosse la testa e le rispose: “Mi dispiace, non posso forzare la volontà della regina, non sarebbe un perdono sincero sorella cara e non dobbiamo rivederci più”. Al che la donna si eclissò tristemente.
Ormai albeggiava e, rimasto solo, il re si alzò e nel segnarsi con l’acqua santa gli sfuggirono due lacrime che si posarono a terra come due occhi luccicanti e se ne andò col suo piccolo compagno. La figura silenziosa si avvicinò alle due gocce e le fissò a lungo.

Passarono i giorni e ci furono i festeggiamenti a palazzo per il compleanno del re che, per la verità, non tanto si sentiva allietato. Dopo tanti doni, alla fine della festa, fu annunciato il regalo della regina. Una bambina, tra le due ali della corte, recava un mazzo di fiori e il re rimase a bocca aperta per la sorpresa: era sua nipote! Si voltò verso la sua amata sposa e lei gli sorrideva e gli indicò la sorella che andava verso di lui per gli auguri. La festa fu come un sogno per il re ed ad un certo punto la regina gli rivelò con un sorriso malizioso: “Ti ho visto in chiesa quella notte!”.
Se possibile, il viso del re si allungò per la sorpresa. Gli raccontò che il suo cagnolino la svegliò in silenzio mentre lui si vestiva e a sua volta li seguì assistendo a tutta la scena in chiesa. Il re si voltò verso il suo fedele amico ed ebbe un’impressione: gli aveva fatto l’occhiolino!
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