Angelo&Angelo

L'amore per la lettura non può che generare amore per lo scrivere
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Darkman
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Angelo&Angelo

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C’era una volta un bimbo che, appena nacque, fu la felicità della sua mamma. Lei lo vide così bello nel suo cuore tanto che volle chiamarlo Angelo.
Ma Angelo, crescendo e mossi i primi passi, evidenziò subito un problema non da poco. Urtava dappertutto e si doveva avvicinare molto alla tv per vedere i cartoni animati: aveva una miopia paurosa!
Il bimbo, invece di demoralizzarsi, sviluppò una grande passione per i racconti e per tutto ciò che gli narravano i suoi cari, tanto che la sua mamma, per avvantaggiarlo, volle insegnargli a leggere e scrivere a soli tre anni.
Con non poca fatica e con molta caparbietà, Angelo si impegnò e, una volta riuscitoci, passava ore ed ore a leggere giornaletti, libri illustrati di favole, volumoni di enciclopedie dai grandi caratteri, col nasino quasi incollato ad essi e col dito che seguiva il rigo, come se temesse di perdere il filo della lettura.
Invece di intristirsi per il suo problema che si andava aggravando ogni giorno sempre di più, Angelo si tuffava in quei mondi fantastici di fiabe, romanzi per bambini, cronache d’altri tempi e viaggi in terre lontane, rimanendo affascinato e gli pareva di vivere, volare e vedere ciò che leggeva: questo lo rendeva felice!
A cinque anni il bimbo chiese alla sua mamma di entrare nella scuola elementare delle suore, un antico istituto poco fuori dal suo paesino. Aveva sentito dalle mamme dei suoi amichetti dell’asilo che si studiava molto bene e, soprattutto, la loro biblioteca era immensa e ben fornita di libri di ogni genere.
Il suo sogno era quello di diventare, da grande, un professorone come quelli che vedeva alla tv, con tanto di barba bianca seduto in mezzo a scaffali infiniti di libri.
La sua mamma era angosciata: le suore erano così esigenti, selettive e lui così lento a leggere e a camminare! Urtava cose e persone, per questo spesso lo deridevano con cattiveria, l’avrebbe mandato volentieri alla scuola elementare del paese dove conosceva la maestra che sarebbe stata materna e comprensiva con lui.
Niente da fare, il piccino era risoluto, piangeva buttandosi a terra e si rifiutava di mangiare. Rassegnata, lo condusse all’austero istituto ed era preoccupata anche per tutta la strada che avrebbe dovuto fare da solo poiché lei era spesso impegnata con la sua sorellina appena nata.
La madre superiora, che stava tenendo lezione alla sua classe piena di rispettosi scolari in grembiulino nero, ascoltò la trepidante madre, esaminò da capo a piedi con cipiglio severo il bimbo che si fece ancora più piccolo e, d’improvviso, gli ordinò di leggere il brano del libro aperto sulla cattedra.
Angelo, lasciando riluttante la mano della sua mamma a cui si era tenuto stretto per tutto il tempo, si sentì perduto. Erano così piccoli i caratteri del testo davanti a lui, l’emozione gli annebbiava la vista, sentiva gli sguardi di tutti addosso, gli tremarono le labbra e gli stava venendo da piangere, ma…
È incredibile quante cose possono accadere in meno di un secondo e sembrare così lunghe e sentite.
Angelo percepì come se qualcuno fosse entrato nell’aula, gli si avvicinasse e ne sentisse il calore e l’incoraggiamento della sua presenza al suo fianco senza capire il perché.
Una voce gli sussurrò all’orecchio: “Titolo: La Storia di Roma”.
Angelo trasalì e alzò gli occhi dal libro guardandosi attorno ma gli altri, nell’attesa, pareva che non avessero visto e sentito niente.
“Forza Angelo, ripeti con me, titolo La Storia di Roma” – continuò la voce dolcemente e con fare tranquillizzante.
Angelo cominciò, ripeté tutto quello che l’invisibile amico gli dettava.
La sua vocetta espressiva risuonò sicura nell’aula e lasciò tutti ammirati.
Da quel giorno il suo amico, che era in realtà un angelo del Cielo, lo aiutava a studiare dettandogli i testi scolastici e lo accompagnava a scuola guidandolo come se lo tenesse per mano.
Angelo sentiva la sua voce, la sua presenza e gli sembrava di vedere e percepire il sorriso di quell’essere invisibile che lo voleva aiutare a realizzare i suoi sogni e lui studiava, studiava fino a notte. La sua mamma si chiedeva come facesse, ma lasciava che quell’incanto, tale le pareva, continuasse.
Discorrevano tra loro, seppe che era un angelo che presto doveva tornare in Cielo e lui si sentiva triste per questo: grazie a lui riusciva a studiare e leggere tantissime cose nuove e gli faceva tanta compagnia.
Lo immaginava alto, magro, dinoccolato e con capelli lunghi come i giovani d’oggi.
Una frase che spesso lui gli ripeteva era: “Tutti affermano che le disgrazie sono immeritate, ma anche i doni, a volte, sono meritati”.
I piani del Cielo non possono essere compresi dagli uomini e, quando venne il momento del distacco, Angelo non protestò e gli pareva che il suo amico, sfiorandogli i capelli, sorridesse con tanta dolcezza mentre gli annunciava:
“Caro Angelo, è ora che parta.”
Angelo, trattenendo a stento le lacrime, ebbe solo la forza di rispondergli: “Grazie, mi ricorderò sempre di te”.
Sentì sempre meno la sua presenza fino a sentirsi solo, tanto solo e, alzando gli occhi verso il cielo come a volerlo cercare, intravide come due stelle che brillavano sempre di più, sempre di più fino ad abbagliarlo.
Stropicciandosi gli occhi per poi riaprirli, ebbe una sorpresa guardandosi intorno come se lo facesse davvero per la prima volta. Osservò stupito quei meravigliosi fiori rosa sugli alberi di pesco, le farfalle dalle splendide ali azzurre che si rincorrevano da un garofano all’altro, le rondini in volo nel cielo tinto di rosso del tramonto verso il lontano campanile del paese. Un bellissimo mondo tutto nuovo per lui.
Vedeva! VEDEVA TUTTO!!
“...anche i doni, a volte, sono meritati”

Oggi, dopo tanti anni, Angelo divenuto professorone universitario con tanto di barba bianca,
seduto in un’immensa biblioteca tutta sua, finito che ebbe di raccontare una storia al suo nipotino seduto sulle sue ginocchia, questi gli chiede:
“Nonno, perché tieni questa piccola statuina di un angioletto sulla tua scrivania che guardi e accarezzi ogni tanto?”
“Mi ricorda un caro amico cui devo moltissimo” - gli risponde accarezzandogli la testolina bionda e guardando fuori dalla finestra, verso il cielo.



Dedicato a mia madre (1934-2023) il mio indimenticabile angelo che, sin da piccolo, mi diede le ali della cultura per volare e superare il mio handicap con la società.
A mia moglie Licia, l’angelo meraviglioso che da sempre è al mio fianco dandomi costantemente la forza di continuare.
Un affettuoso ringraziamento alla mia cara amica e compagna di scuola Annarita De Milo che, durante il lockdown, ha letto tutti i miei racconti riempendomi di sinceri apprezzamenti ed esortandomi a continuare a scrivere.
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Re: Angelo&Angelo

Messaggio da systemcrack »

Darky secondo me dovresti scrivere dei libri..
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Re: Angelo&Angelo

Messaggio da paoletta »

scok E' bellissima questa storia!
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Re: Angelo&Angelo

Messaggio da Darkman »

Grazie amici, se avete storie o altro di vostro pugno, vi aprole vs. sezioni personali.
E' sempre stato un mio progetto.

Questa storia l'ho pubblicata in Inglese in un blog estero e un ragazzoafricano mi ha ringraziato per averlo ispirato.
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Re: Angelo&Angelo

Messaggio da Darkman »

Questo raccontio sta èartecipando ad un concorso letterario nazionale indetto in memoria di un consigliere della UICI di Trento.
Ho scelto questo perchè rientrava nei requisiti massimi di lunghezza e per l'occasione ho inviato una versione corretta ed integrata nel tempo che ivi ho pubblicato con dediche e ringraziamenti tra cui la mia cara amica ex cpmpagna di scuola Annarita che con entusiasmo ha voluto correggere alcune sviste.
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Re: Angelo&Angelo

Messaggio da bobol68 »

Complimenti
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